Uffici stampa PA, ancora guai, il caso Comune di Napoli.

Nel nostro paese le leggi sono spesso scritte male, incomplete, troppo interpretabili. La ragione é dovuta quasi sempre all'eccessiva concertazione o meglio al desiderio di trovare compromessi ad ogni costo. Quando proprio l'operazione "concertazione" non riesce si procede con la peggiore delle soluzioni: Leggi che non hanno sanzioni e non prevedono obblighi inequivocabili. Ecco allora che ci troviamo di fronte a quelle soluzioni legislative tipicamente nostrane che chiamano leggi di principio.  La legge 150/2000 é esattamente una di queste. Il suo iter nasce da buoni propositi e da giuste esigenze ma si scontra presto con interessi e bisogni di categoria che non possiamo affrontare qui. Il risultato sarà, come tutti ormai concordano, una buona legge di principi e regole ma quasi del tutto inapplicabile, senza sanzioni, liberamente interpretabile e soprattutto utilizzabile alla bisogna. La vicenda del comune di Napoli che ha visto accorpare i due uffici stampa (Giunta e Consiglio) con la conseguente eliminazione di una delle due direzioni é in tal senso emblematica. La legge 150 non dice infatti che si devono costituire due uffici stampa, anzi non usa il "deve" nemmeno per uno. Inoltre,  quei due uffici stampa erano di fatto "fuori legge" (parliamo della 150 ovvio), i due "dirigenti" erano probabilmente impropriamente  inquadrati  come capi uffici stampa in quanto, anche se previdenzialmente coperti dall' Inpgi (istituto di previdenza dei giornalisti) i loro contratti erano di dirigente della PA, attività incompatibile con la professione di giornalisti.  Se fosse stata rispettata pienamente  la legge 150/2000 i due giornalisti dovevano essere inquadrati come tali e quindi con un contratto, anche se categoria ente locale, per tale professione. Ma come si sa quel contratto ancora non é stato firmato all ARAN  e lo si aspetta da 12 anni. Quando si é dirigente della PA bisogna accettare le regole dicono al Comune e le regole prevedono la rotazione dei dirigenti. Quindi nessun problema, anche se in questo modo un giornalista diventa definitivamente un amministrativo e al consiglio non so chi si occuperà adesso dell ufficio stampa con qualche problemino per l'autonomia degli eletti. Insomma, l'errore é a monte e sta nel non aver voluto applicare, quando lo si poteva, correttamente la legge 150. Un errore di cui tutti sono un po responsabili,  incluso per certi aspetti l'ordine e l'assostampa che hanno accettato che giornalisti fossero inquadrati come amministrativi; ma anche, un pochino, dei due colleghi che vista l'impossibilita di avere il contratto professionale hanno accettato quello ben retribuito di dirigente e naturalmente del comune, passata gestione, che ha applicato la norma interpretandola appunto come si poteva "alla bisogna". La soluzione adesso resterebbe solo una, il rispetto della normativa vigente, ma per intero.  Da questo punto di vista non mi sembra che la gestione attuale del comune per il momento sia orientato a farlo. Questo porterà ad altri errori ed ad altre incomprensioni. Forse é arrivato il momento che tutti dicano su questa vicenda finalmente basta e impongano un metodo unico valido per tutti nell interesse delle amministrazioni, dei cittadini, della professione.

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