Lavoro, tra collocamento e mediazione la selezione prova la strada del decentramento

Il Sole 24 Ore - Guida agli Enti Locali Numero 42 del 25/10/2008 Pagina 3
di Domenico Pennone


La riforma generale del mercato occupazionale sia pubblico che privato poggia sul Dlgs 276/2003 che ha trasferito dalle Regioni alle Province la gestione dei Centri per l'impiego. Il nuovo assetto, più razionale, si avvale anche del Web come strumento per l'offerta di servizi agli utenti. Il ruolo dei privati e della Borsa Lavoro


La Costituzione repubblicana, nel suo primo articolo enuncia: «L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro» e all'articolo 4: «Riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto».
Per rendere concreto quanto affermato nella Costituzione il Legislatore, con la legge 264/1949 regolamentò la materia dell'avviamento e delle modalità di reclutamento dei cittadini in cerca di lavoro.
Nell'immediato dopoguerra vengono istituiti gli uffici di collocamento, che da «Uffici delegati alle associazioni sindacali fasciste» diventano espressione della «funzione pubblica» dell'avviamento al lavoro.
L'ufficio del collocamento nasce dunque per volere costituzionale e col preciso compito di ricevere dalle imprese le richieste di lavoro, garantendo così correttamente (senza discriminazioni o favoritismi) l'assunzione dei lavoratori tramite legittime graduatorie.

DECENTRAMENTO
Negli anni Novanta, seguendo lo sviluppo delle politiche dell'Unione europea, in Italia è stata avviata una lunga riforma dei servizi pubblici per l'impiego che trova il suo fondamento nel decreto legislativo 469/1997 che ha sancito il decentramento a livello locale della gestione dei servizi e la fine del monopolio pubblico del collocamento.
Con l'emanazione del Dlgs n. 469 viene stabilito che la mediazione tra domanda e offerta di lavoro può essere svolta anche da soggetti privati autorizzati dal ministero del Lavoro. L'idea di fondo è quella della sussidiarietà orizzontale, ossia la redistribuzione alla società di funzioni pubbliche che possono essere direttamente dai cittadini. I privati, dunque, dopo quasi cinquant'anni, vengono autorizzati a svolgere l'attività di mediazione o quantomeno, a richiedere l'accreditamento per lo svolgimento dell'attività di ricerca e selezione del personale e di supporto alla ricollocazione professionale. Per tutelare comunque i lavoratori, il Legislatore ha però disposto che, nei confronti dei prestatori di lavoro, tali attività debbano essere esercitate a titolo gratuito e svolte nel rispetto della tutela e della riservatezza evitando inoltre qualsiasi tipo di discriminazione.
Con il successivo Dlgs 297/2002 vengono introdotte importanti misure per agevolare l'incontro fra domanda e offerta di lavoro. Con questo provvedimento si sancisce che le persone in cerca di occupazione e immediatamente disponibili al lavoro devono presentarsi presso i nuovi uffici che si occupano dell'inserimento lavorativo. In questi ultimi, i cosiddetti Centri per l'impiego, oramai non più gestiti dal ministero del Lavoro, si dovrà dichiarare la propria disponibilità a ottenere un lavoro. Agli iscritti vengono offerti in via prioritaria i servizi di sostegno all'inserimento lavorativo (orientamento, proposte di percorsi di formazione professionale, offerte di lavoro, tirocini). Le vecchie liste di collocamento vengono quindi gradualmente sostituite da banche dati aggiornate a disposizione anche delle aziende che ne fanno richiesta.

RIFORMA GENERALE
Questi due provvedimenti hanno anticipato, quanto stabilito dal decreto legislativo 276/2003 che ha finalmente fissato i cardini della riforma generale del mercato del lavoro sia privato che pubblico.
Grazie al decreto legislativo n. 276 le Regioni hanno delegato le funzioni del vecchio collocamento alle Province che, pur con modelli diversi, le esercitano attraverso appunto i nuovi Centri per l'impiego. Con la riforma Biagi si è arrivati infine al pieno superamento del monopolio pubblico del collocamento tramite l'introduzione di Servizi privati per l'impiego: Agenzie per il lavoro e altri operatori autorizzati. L'attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro può essere svolta oggi anche da altri soggetti, appositamente autorizzati, quali le università pubbliche e private, i Comuni, le Camere di commercio, le associazioni di categoria più rappresentative, gli istituti di scuola secondaria di secondo grado.

CENTRI IMPIEGO E INNOVAZIONE
L'attuale assetto dei servizi per l'impiego è dunque il risultato di un percorso di progressiva razionalizzazione e liberalizzazione del settore delle politiche pubbliche per l'occupazione. Questo processo si è sviluppato in parallelo al percorso di riforma dello Stato in senso federalista, ispirato ai principi della semplificazione amministrativa, del decentramento funzionale e della valorizzazione del ruolo delle autonomie locali.
Quella aspirazione originaria di controllo e verifica sulle assunzioni voluta dalla Costituzione e dalla prima legge in materia che risale, come abbiamo visto, all'immediato dopoguerra è comunque ancora elemento ispiratore dei moderni Centri per l'impiego provinciale, che rappresentano il frutto, come abbiamo accennato, di un complesso processo di ammodernamento. Un processo che ha visto, insieme alla volontà di controllo dello Stato previsto dalla norma costituzionale, l'affermarsi sempre con maggiore forza un'azione di decentramento e soprattutto di liberazione del mercato del lavoro.
In ogni caso, i moderni Centri per l'Impiego, previsti dal processo di decentramento di funzioni dal ministero del Lavoro alle Regioni e da queste alle Province in materia di mercato del lavoro, hanno ormai sostituito ovunque i vecchi uffici di collocamento.
Questo percorso è avvenuto in un'epoca di grandi mutamenti tecnologici, che hanno inevitabilmente cambiato tutte le modalità di Pratica con cui il problema dell'inserimento occupazionale viene trattato dalla Pa. Oggi, l'intera organizzazione pubblica o privata che si occupa di reclutamento, selezione, archiviazione, ma anche di aggiornamento del mercato del lavoro è ormai inevitabilmente organizzata su sistemi per la maggior parte elettronici e telematici.
Del resto, già con la riforma Biagi fu stabilito che tutti i servizi pubblici e privati di reclutamento dovevano essere collegati tramite il Sil (Sistema Italia Lavoro). Una rete telematica generale che include il ministero del Lavoro e tutti gli enti previdenziali. Il sistema informativo fu affiancato, come vedremo, dall'istituzione della Borsa del lavoro, una banca dati unica nazionale dei lavoratori attivi e in cerca di occupazione.
I Centri per l'impiego provinciali che si rivolgono non solo a chi è in cerca di lavoro, disoccupati o inoccupati, ma anche a persone occupate che vogliono migliorare la loro condizione lavorativa, rappresentano un terreno ideale per sperimentare forme nuove di uso dell'Ict per la Pubblica amministrazione. In questi anni le Province, soprattutto quelle meridionali, hanno investito ingenti risorse nella creazione di strutture informatiche di supporto all'attività dei Centri per l'Impiego sfruttando in molti casi tutte le opportunità offerte dalle moderne tecnologie e dalla rete universale internet.
I Centri per l'Impiego, che hanno il compito preciso di favorire l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro, sono attualmente già in grado di mettere a disposizione degli utenti, lavoratori e imprese, servizi gratuiti on line per agevolare i rapporti tra gli uni e gli altri.

RUOLO DEL WEB
Come vedremo in questa «Guida Pratica», nella maggior parte delle Regioni vengono forniti ai disoccupati e ai lavoratori, attraverso internet, servizi amministrativi e informazioni sulle offerte di lavoro sia in ambito locale che provenienti dall'estero.
Persistono ancora problemi per la realizzazione di sistemi che consentano il contatto diretto tra domanda e offerta di lavoro. Difficoltà che i Centri per l'impiego superano offrendosi come mediatori dell'offerta lavoro con sistemi tradizionali di colloqui individuali e di orientamento.
Ma il vero handicap è dovuto alla persistente difficoltà proprio di chi cerca lavoro di accedere alle moderne tecnologie. Tutte le statistiche affermano che nel nostro Paese il digital divide persiste in maniera grave tra le fasce più deboli. I disoccupati e le persone in cerca di prima occupazione, soprattutto quelli non specializzati e con bassi livelli culturali, sono quelli che meno usano la rete.
Questa condizione comporta inevitabilmente due scelte: da un lato, costringe i Centri per l'impiego a procedere col doppio binario fornendo servizi on line per chi utilizza la rete e continuando a offrire in ogni caso servizi diretti, tradizionali di sportello, per chi non ancora la usa. Dall'altro, impone ai governi centrali e locali di studiare interventi che consentano il diffondersi e l'uso d'internet tra i disoccupati attraverso piani di formazione e forme di sostegno economico per l'acquisto di Pc.

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