Dati geografici: l'Europa gioca la carta dell'accesso


Il Sole 24 Ore - Guida agli Enti Locali Numero 46 del 24/11/2007 Pagina 17
Nella scorsa primavera l'Ue ha varato il primo progetto organico per definire il quadro giuridico di una infrastruttura territoriale capace di fornire servizi integrati a tutti gli utenti
di Domenico
Pennone
La mappatura del pianeta, attraverso i nuovi strumenti geofisici digitali, consente analisi molto dettagliate sui più vari aspetti del territorio. Incrociando questi dati, ad esempio, con fattori statistici è possibile avere elementi relativi alla distribuzione della popolazione, alla composizione geologica del territorio, al clima, alla fauna fino ad arrivare a quelli sulla mobilità di singole persone ricavati dalla rilevazione delle posizioni dei telefoni cellulari. Questi dati rappresentano per qualsiasi Paese uno strumento fondamentale di conoscenza e sono ormai indispensabili per ogni politica di programmazione e sviluppo. I dati geografici digitali, infatti, sono una risorsa d'importanza strategica, non solo per la pianificazione del territorio, e la difesa dell'ambiente, ma anche per lo sviluppo economico e tecnologico.Da anni gli Stati Uniti dispongono e gestiscono informazioni provenienti dai satelliti e i loro sistemi di mappatura, dell'intero territorio planetario, sono ormai molto dettagliati. L'Europa, in questo settore, presenta invece un notevole ritardo, dovuto in parte, alle minori tecnologie disponibili e anche alla disarmonia esistente tra i diversi Stati.
I LIMITI EUROPEI
Intanto, in Europa, non esiste un ente cartografico unico per la produzione e archiviazione dei dati geografici digitali. Inoltre, la diffusione degli strumenti GIS è ancora limitata e spesso accade che ogni ente agisca senza coordinarsi con gli altri. Le stesse regioni italiane utilizzano formati, scale di rappresentazione e addirittura sistemi di coordinate diverse tra loro. Il risultato è che, in alcuni casi, i dati mancano, in altri si trovano addirittura più versioni, differenti e magari non compatibili.Un altro aspetto della debolezza europea sta nella diversità delle modalità d'accesso ai dati prodotti da enti pubblici. Alcuni enti distribuiscono i propri dati al solo costo di riproduzione o addirittura ne permettono il download da Internet. Altri, invece, ne consentono il solo uso interno alla struttura che ne è proprietaria. Quasi tutti li sottopongono a pesanti vincoli di licenza.
LA DIRETTIVA
La Direttiva INSPIRE, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità europea, il 25 Aprile 2007, rappresenta il primo progetto organico per definire un quadro giuridico per la realizzazione e l'attivazione di un'infrastruttura di dati territoriali a livello europeo in grado di mettere a disposizione di tutti gli utenti servizi integrati per le informazioni spaziali.Il principio ispiratore della direttiva è quello relativo al diritto di ogni cittadino europeo ad accedere ai dati geografici ufficiali. La direttiva impone regole certe per il copyrights e per le modalità d'accesso a questi dati in possesso delle varie amministrazioni.L'INSPIRE rappresenta, dunque, il tentativo per fare fronte a una situazione di generale ritardo dell'informazione geografica in Europa che ha visto in questi anni, come abbiamo accennato, una gran frammentazione di datasets e fonti. È proprio la mancanza di armonizzazione tra le fonti, le diverse scale geografiche e le frequenti duplicazioni a rendere, infatti, difficile identificare, accedere, e utilizzare le informazioni spaziali disponibili. Grazie a INSPIRE le specifiche che saranno definite (Implementing Rules) saranno finalizzate all'interoperabilità dei servizi e all'armonizzazione delle informazioni geografiche in ambito europeo.
NUOVE REGOLE
La Direttiva obbliga quindi gli Stati Membri a migliorare la gestione dei loro map services e, in genere, di tutti i servizi che forniscono dati geografici e/o spaziali.La direttiva, nelle intenzioni della Commissione europea, dovrà consentire ai cittadini europei di trovare migliori opportunità per accedere a informazioni utili e, alle singole Amministrazioni, di beneficiare maggiormente delle informazioni fornite da altri organismi ufficiali e pubblici.Infine, INSPIRE stabilisce che i servizi pubblici di ricerca dei dati in generale non dovranno avere nessun costo per l'utente. Come ricorda la stessa parte introduttiva della Direttiva, «L'esperienza acquisita negli Stati membri ha dimostrato quanto sia importante, per il successo di un'infrastruttura per l'informazione territoriale, fornire gratuitamente al pubblico un numero minimo di servizi. Gli Stati membri dovrebbero pertanto mettere a disposizione, a titolo gratuito, almeno i servizi di ricerca e, nel rispetto di certe specifiche condizioni, i servizi di consultazione dei set di dati territoriali». Ovviamente, come vedremo, ciò è garantito limitatamente al solo accesso e non all'utilizzo libero dei dati».Non solo. «La presente direttiva - specifica l'introduzione dovrebbe applicarsi fatta salva la direttiva 2003/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003, relativa al riutilizzo dell'informazione del settore pubblico (2), che presenta obiettivi complementari a quelli della presente direttiva».Dal punto di vista più strettamente tecnico, i servizi che saranno istituiti, grazie alla direttiva, dovranno permettere l'identificazione e l'accesso a dati appartenenti a una vasta gamma di specie, dal livello locale al livello globale, in una logica di interoperabilità per i diversi usi.INSPIRE, com'è ovvio, risulta in particolare incentrata sulla politica ambientale, ma è aperta ad altri settori come l'agricoltura, i trasporti e l'energia, l'innovazione tecnologica.Tra le attività già avviate, grazie alla direttiva, figura in particolare l'ottimizzazione e lo sfruttamento dei dati già oggi disponibili nelle varie banche dati nazionali e regionali, la ricerca di una quantità di dati maggiore e di qualità più elevata con lo scopo finale di migliorare l'elaborazione delle politiche comunitarie e della loro attuazione negli Stati membri. I principali beneficiari di INSPIRE sono proprio coloro che partecipano alla formulazione, attuazione, monitoraggio e valutazione delle politiche a livello europeo, nazionale e locale: le pubbliche autorità, i legislatori, le università, i ricercatori, il settore privato.La direttiva, va ricordato, non è un programma di ricerca e non consente finanziamenti diretti, ma grazie a essa ci si aspetta un notevole impatto nel settore a livello europeo e nazionale.
LA POLEMICA
L'Europa, dunque, con la direttiva INSPIRE, ha cercato di dare un'impronta democratica alla gestione dei geodati. La direttiva però, secondo molti, pur contenendo una serie di elementi molto innovativi in tema di condivisione e riuso dei dati nell'ambito dei paesi dell'Unione, non risolve il problema della cosiddetta proprietà dei dati. Con INSPIRE, i dati spaziali non diventano, infatti, totalmente accessibili e soprattutto potranno continuare ad avere costi elevati se si è interessati al loro utilizzo.Non è, infatti, un caso che INSPIRE preveda la realizzazione di un sistema di transazione commerciale di e-commerce per l'acquisto on line dei dati. INSPIRE prevede, inoltre, che sia la stessa Commissione, a seguito di un complesso iter, a decidere la policy sulle licenze d'uso.Il rischio, da più parti segnalato, è quello di continuare a creare servizi in cui l'utente sarà libero di consultare, ma non di usare liberamente i dati geografici. Le limitazioni imposte all'uso dei dati possono costituire un grave limite allo sviluppo di applicazioni locali soprattutto in ambito di governance. La protezione assoluta di geodati, soprattutto se si tratta di puri dati geografici numerici, rischia di rendere, di fatto, fuorilegge un'ampia gamma di servizi web realizzati anche dalle pubbliche amministrazioni locali. Tutto ciò è in contraddizione con una prospettiva di sviluppo dell'internet, anche pubblico, che va nella direzione del web partecipato o web2.0. e che provi a utilizzare i dati geografici per le proprie applicazioni.

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